di Paolo M. Minciotti
E fu così che a casa dei creatori di un inapllicabile Reato Universale, qualsiasi cosa voglia dire, fu portato sul palco l’oggetto del reato, sempre che parlando di un bambino si possa utilizzare la parola “oggetto”. Reato, definito universale [sic], sulla cui applicazione esiste evidente discrezionalità, a giudicare dal giubilo degli astanti di fronte al “visionario” Musk, accompagnato dal figlio nato in provetta e con utero in affitto, sul palco della kermesse di Atreju. Kermesse durante la quale, almeno in quel momento, si è sacrificata l’onestà intellettuale su un tema caldo e sensibile, in onore dell’esposizione e del sostengo del “visionario” imprenditore del futuro.
Al netto delle singole posizioni sul merito del rendere reato la maternità surrogata, resa reato per soddisfare l’esigenza di una base ignorante in materia che crede sia tecnica in uso nella comunità LGBT, ma che in realtà è utilizzata nella sua quasi totalità da coppie eterosessuali benestanti, cioè con soldi, la dissonanza della presenza di un suo sostenitore di fronte ad una platea teoricamente contraria che lo plaude come novello idolo di parte, evidenzia ancora una volta la distopia esistente tra le basi ideologizzate e la realtà “reale” dei fatti concreti. Una base elettorale che vive in un mondo parallelo, come tutte le basi dei vari partiti, ormai dediti a narrazioni di realtà alternative, utili al recupero di sostegno tramite pseudovalori e slogan.
Una platea in cui erano presenti molti di coloro che hanno votato a favore di un reato che avrebbe dovuto portare all’arresto dell’ospite d’onore ma che, niente! – ha sprecato ovazioni invece di allertare le forze dell’ordine, di fronte ad un reo confesso di un reato, tra l’altro, “universale”. Tra questi i Senatori di Fratelli d’Italia, pubblici ufficiali, che a voler fare le pulci al codice, si sono resi correi della violazione del codice penale. Dissonanze.
E a proposito della dissonanza tra l’azione politica di un esecutivo, e di un partito in particolare e di quanto andato in scena sul palco di Atreju, che vediamo il pubblico, accecato di tifoseria, che non si accorge di nulla in barba al rispetto dei valori millantati, in barba alle bandierine della “famiglia tradizionale”, in barba ad una base cieca ed ignorantemente complice. Il “reato universale”, qualsiasi cosa voglia dire, è l’ennesimo slogan sul palco osceno della perenne campagna elettorale di parte. Col placet di chi viene costantemente preso per il naso, anche alla luce del sole.
(17 dicembre 2023)
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