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Quella che la maternità è “cool” o del giovanilismo dell’inconsapevolezza

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di E.T.

La favolosa Sorella d’Italia uscita direttamente della meloniana idea meravigliosa dei fratelli, sorelle e cognati d’Italia, ha sfondato più che bucato lo schermo con uno straordinario sfondone comunicativo da storiografare. Del resto in mancanza della nuova monarca d’Italia e d’Albania, devono correre i cavalli disponibili, e la leader è troppo leader per circondarsi di pari.

Ecco dunque la definizione che farà fibrillare la gioventù italica tutta: la maternità è cool ed è perché è cool che vanno messi al mondo i bambini. La nuova sacerdotessa della maternità doveva sforzarsi di essere più realista della regina distrutta da otiliti (ne ho sofferto, disturbo devastante, non si sta in piedi, non la invidio) e ha detto la sua, dando parametri anagrafici: 17, 18 o 20 anni. E’ una proposta. Mica medioevo.

Nella foga celebrativa della maternità cool ha dimenticato di citare che un figlio, messo al mondo bello sgambettante au jour d’houi costa 8mila euro all’anno circa. E va dato merito a Donzelli di avere detto a In Onda: “I soldi si stanziano quando ci sono”.

Dunque se si fanno figli perché è cool non c’è bisogno di avere anche un lavoro per crescerli, basta farli perché è cool. Così senza approfondimento, senza anestesia e senza nessun senso che non sia mera propaganda in quanto “cosa più importante per le nostre figlie”.

La reginetta della festa per un giorno ha detto la sua. Avanti un’altra.

 

 

(29 dicembre 2023)

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