di G.G.
E con un coup de théâtre di natura proto-hollywoodiana Enrico Mentana ha introdotto la presidente del Consiglio ospite del suo TG La7 (si può dire che sembra un tg sospeso tra una roba che si conosce e una che invece no) che, causa augustissima ospite, delle notizie se ne è fregato preferendo lasciare spazio alle per nulla imbarazzanti domande a Meloni che se l’è cavata egregiamente rispondendo come risponde sempre: con la solita storia.
Mentana è stato attentissimo a non disturbare l’inquilina pro tempore di Palazzo Chigi e lo ha fatto addirittura con una stoccata a Lilli Gruber e al recente scontro sull’incontinenza verbale mentaniana che portò allo scontro con l’editore e con la giornalista, tutto in diretta dentro il TG La7 a dimostrazione che in questo paese si considera come proprietà privata qualsiasi poltroncina. Poi lo show delle destre continua con Salvini a Otto e Mezzo che se ne frega delle domande e va avanti con il suo show personale. Siamo al neo dadaismo post-fascista. Molto oltre tutto ciò che voi umani avreste potuto immaginare.
Meloni da un Mentana che riserva le stoccate polemiche a una collega anziché al politico ospite, fa il suo mestiere: la racconta, è abilissima, è preparata, conosce il suo mestiere, evita accuratamente di dire qualsiasi cosa possa pregiudicarla (perché le promesse elettorali svaniscono, ma le dirette televisive no perché vanno sul web e lì rimangono ad imperitura memoria), evita altresì di parlare di ciò che ha fatto sul serio (poco) verbalizzando fumosamente di misure governative a favore di questo e di quello, due lacrimucce di vittimismo, una goccia di orgoglio nazionale, occhio vero i monitor a controllare l’espressione e la soddisfazione di essere nella posizione di cancellare l’onta della sconfitta di ottant’anni fa. Insomma una sintesi di Italia del futuro vista da Meloni. E fa paura.
(6 giugno 2024)
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