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Laura Boldrini da Lilli Gruber a dire a proposito di Zingaretti dalla D’Urso: “Dovremmo essere più popolari”

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di Giovanna Di Rosa, #Lopinione

Una Laura Boldrini inaspettata, più istituzionale del PD più istituzionale, è stata ospite di Lilli GruberOtto e Mezzo ed ha, inaspettatamente, ci sia consentito, appoggiato la scelta di andare a raccontare la politica del PD e le ragioni di dimissioni con denuncia di poltronismo inclusa compresa l’irrevocabilità delle stesse, da Barbara D’Urso perché quello è il luogo dove si incontra la gente comune ed il PD deve tornare tra la gente comune.

Le parole non sono state esattamente queste, ma il senso sì. Boldrini ha poi sottolineato, a margine dell’affermazione, che c’è la necessità che il PD torni tra la gente, che è come dire che per fare la spesa devi andare al supermercato. Vogliamo dire che non ci sembra proprio un’affermazione priva di banalità politica, ecco. Con la quale è molto difficile poter essere d’accordo. Perché non è che il PD abbia perso gli spazi televisivi nei quali andare ad incontrare la “gente comune”, ha perso la capacità di farlo sul territorio dove la Lega ha preso la lezione del PCI, l’ha rivoluzionata ad uso razzista, populista e forcaiolo e ha dato i natali a Salvini.

Obiezione giustissima di Gruber e stimati ospiti a Boldrini è stata quella che sottolineava come, in realtà, il contenitore di Barbara D’Urso sia un luogo dove di politica non si parla, dove non c’è contraddittorio, dove si possono lanciare slogan al vento, dove si va a fare propaganda facile senza che la conduttrice dice “muh”, dove insomma la politica non si avvicina alla gente, ma si “vende” alla gente nel modo più facile. Raccontandola senza che nessuno possa dire “Guarda che le cose non sono proprio così”.

C’è stato nelle nostre inutili teste un momento di smarrimento perché ci siamo trovati a rimpiangere le vecchie tribune politiche alla Ugo Zatterin dove si sapeva cosa succedeva e non ci si stupiva nemmeno più. Poi siamo stati folgorati da ulteriore stupore quando Boldrini non ha battuto ciglio all’affermazione di Palmerini che si è chiedeva come mai Zingaretti si sia accorto di stare in un partito di poltronisti dopo appena trentacinque anni di militanza, affermazione che ha fatto impallidire il precedente assist al “sì” alla televisioncina che non è nemmeno varietà che recitava: “Penso che si debba comunicare con tutti e per questo si deve andare anche dalla D’Urso. Dobbiamo essere alla portata di tutti”.

Ne deriva quindi che la nuova linea del PD sarà quella di andare nei luoghi della televisione dove è consentito di parlare a ruota libera senza contraddittorio? Se fosse così ci sarebbe un pizzico di delusione perché vorrebbe dire non solo che si son persi di vista i banchetti, i mercati, le periferie, i circoli, gli attivisti, le persone insomma – a partire da quel popolo che stava in cucina dalle 8 del mattino alle 3 di notte per fare delle Feste de l’Unità quello straordinario evento di politica politicata che erano.

Il PD e i suoi dirigenti si sentono una élite, questo è il problema. Si sentono una élite di governo e si sono vieppiù istituzionalizzati nel tempo riuscendo a diventare partito di governo con qualsiasi alleanza possibile, parlando e farneticando di cambiamenti che non sono mai avvenuti perché, in fondo, non c’hanno nemmeno provato essendo la cosa più importante, a scadenze più o meno regolari, quella di far fuori Bersani, e poi Prodi, e poi Renzi, e prima ancora D’Alema, e Veltroni… Diventa sempre più difficile continuare a fare politica arrampicandosi sugli specchi. Anche per gli esperti dirigenti del PD.

Il sondaggio del Tg7 qualche minuto prima aveva comunicato freddamente, un dettaglio, che il PD ha perso 1,9 punti nelle intenzioni di voto. In 7 giorni. Un dettaglio, dicevamo.

 

(9 marzo 2021)

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