di Daniele Santi, #Politica
Il “No” a un Conte-ter è sempre più un “no” e si palesa all’orizzonte una evidente propensione a un governo “Ursula”, ma con premier da decidere. A dare il via alle danze del “No” al Conte-ter è stata Emma Bonino, mentre si aspettano le consultazioni con IV e il PD. Parrebbe che Renzi abbia affermato che “Bisogna seguire il Colle” se qualcuno avesse qualche dubbio sulle capacità politiche del toscanaccio più impopolare d’Italia.
Così mentre Beppe Severgnigni ricordava a Renzi che il suo partito di chiama Italia Viva e non Italia Morta, un battutone [sic] tra un gongolone di Lilli Gruber e un coccolone del direttore di Libero, la crisi voluta dal segretario di partito meno popolare d’Italia segue l’andazzo desiderato dai due Mattei. Un andazzo riassumibile con la dipartita obbligata di Conte da Palazzo Chigi, una maggioranza come quella che ha sostenuto l’attuale presidente della Commissione europea Von Der Leyen e l’affondamento dell’orribile riforma Buonafede.
Come scritto in altre e differenti occasioni pur essendo Conte di una maggioranza di governo con al suo interno un partito che non voteremmo nemmeno sotto tortura, non ci sembrava così terrificante come presidente del Consiglio come lo hanno dipinto. Certo, un po’ indeciso, con la straordinaria capacità di parlare 45 minuti senza dire nulla, nel pieno pallone dopo una prima parte di pandemia gestita assai bene e una certa qual visibile onestà intellettuale che molti grillini in parlamento assisi dovrebbero prendere ad esempio. Ma così vanno le cose nel paese dei sessantasei governi in 75 anni di storia – durata media poco più di tredici mesi ciascuno – con i gèni della politica che proprio in nome dell’instabilità e di leggi elettorali raffazzonate vogliono ritornare al proporzionale puro: in un paese nel quale funzionano soltanto Comuni e Regioni che votano col maggioritario.
Ecco così che coloro che pensano che il “fatti più in là” dato a Conte sia una suprema porcata dovranno prepararsi perché ancora non hanno visto niente. Conte è la vittima sacrificale di quello che coloro che masticano di politica sul serio (chiedete a Bersani) chiamano effetto Churchill ed ha in più un difetto insopportabile all’establishment: agli italiani piace.
Così è fatta la politica italiana: di quello che pensano gli elettori se ne frega e persegue obbiettivi che voi Italiani non potete nemmeno immaginare. Toccherà pensarci la prossima volta che andremo a votare.
(28 gennaio 2021)
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