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Alpini a Rimini: si è oltrepassato (non lasciato) il segno. Centocinquanta denunce per molestie. L’ANA: “Quasi fisiologico [sic] che possano verificarsi episodi di maleducazione”

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di E.T.

Dunque l’ANA, con un comunicato stampa che pubblichiamo integralmente più sotto e che si commenta da sé, prende atto che “alle forze dell’ordine” non sarebbero “arrivate denunce”. Succede però che la frase non fa onore al corpo né all’umana intelligenza, essendo l’associazione “Non una di meno” ad essersi fatta carico delle denunce che, I’m afraid, ci saranno. Nonostante l’ANA.

Preso atto che l’alpino infangato non si è accorto che il mondo è cambiato e non sa che esistono associazioni che tutelano le donne molestate, anche legalmente, proprio per proteggerne l’anonimato: perché per fortuna il mondo non è costituito solo da maschi cha tra maschi fanno i maschi rivolgendo pesanti apprezzamenti alle donne perché così fanno i maschi. Lo dico da maschio, tristemente disgustato da come troppi maschi continuano a trattare le donne.

Racconta Repubblica la triste esperienza di Sara, trattasi di nome di fantasia, che racconta questo:

Gli occhi sempre addosso, ti senti denudata, anche della tua dignità. E battute continue, volgari, sessiste. Non ci ho più visto quando uno di loro mi ha toccato con una mano il seno, sono esplosa”.

La donna ha ventisette anni, studia a Rimini ed è iscritta al corso di Educatore sociale e culturali. E come tante studentesse fa lavori saltuari per mantenersi.

Il comunicato stampa dell’ANA inviato in redazione invece di garantire rigorose indagini interne su ciò che è successo, a si auspica che il ministero della Difesa non lasci passare sotto silenzio questa faccenda, scrive alcune frasi che lasciano senza parole: “quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione [sic]”. La chiamano maleducazione quando è violenza. Insinua poi, ma senza dirlo con chiarezza, che la colpa di è sedicenti altritravestiti da alpini quando scrive: “ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione: a costoro, per mescolarsi alla grande festa, basta infatti comperare un cappello alpino, per quanto non originale, su qualunque bancarella”. Si copre di ridicolo quando dice che “un occhio esperto riconosce subito un cappello taroccato” e quindi, siccome di godere di se stessi non si è mai sazi, sottolinea di ritenere “ingeneroso e ingiustificato veicolare un messaggio che associa la figura dell’alpino a quegli episodi di maleducazione [sic]. La chiamano maleducazione quando è violenza.

Il resto del comunicato che, va ripetuto, si commenta da sé soprattutto laddove non spende una parola per le vittime delle presunte violenze, lo leggete in più basso.

Una vicenda di uno squallore raro, alla quale il comunicato dell’ANA nell’infantile e spasmodico tentativo di mettere una pezza mette il bollo della superficialità e del disinteresse, preoccupandosi di rimarcare quanto di buono gli alpini fanno nella perfetta tradizione italiana di elogiarsi da soli per ciò che si fa e quando succede la marachella è colpa di qualcun altro travestito da me stesso. In due parole: una vergogna.

Dunque mentre si attende che la Giustizia e lo Stato facciano ciò che devono fare, e non abbiamo dubbi che lo faranno sul serio apprestatevi a leggere il comunicato stampa che l’ANA ha inviato in redazione, farcito di un maschilismo che fa vergognare i maschi evoluti del proprio sesso e che non spende una parola di solidarietà per le presunte vittime (tocca chiamarle presunte a rigor di legge, ma se le denunce sono centicinquanta e un’associazione di provata serietà come “Non una di meno” decide di occuparsene legalmente per tutelare queste donne, qualcosa di serio deve essere successo). In due parole: una vergogna.

Ed ecco il comunicato dell’ANA.

Dopo la serie di segnalazioni raccolte da alcuni social network relative a molestie che sarebbero state rivolte ad alcune decine di ragazze durante la 93a Adunata Nazionale degli Alpini, conclusasi ieri a Rimini e San Marino, l’Associazione Nazionale Alpini prende ovviamente le distanze, stigmatizzandoli, dai comportamenti incivili segnalati, che certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre custodisce e porta avanti.
Al tempo stesso, però, sottolinea che, dopo gli opportuni accertamenti, risulta che alle Forze dell’ordine non sia stata presentata alcuna denuncia; rileva poi che quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione, che però non possono certo inficiare il valore dei messaggi di pace, fratellanza, solidarietà e amore per la Patria che sono veicolati da oltre un secolo proprio dall’Adunata: messaggi che sono emersi in tutta la loro essenza sugli striscioni portati in sfilata domenica, con oltre 75mila penne nere provenienti da tutto il mondo.
L’Ana, inoltre, fa notare che ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione: a costoro, per mescolarsi alla grande festa, basta infatti comperare un cappello alpino, per quanto non originale, su qualunque bancarella. Un occhio esperto riconosce subito un cappello “taroccato”, ma la tendenza è nella maggior parte dei casi a generalizzare. La grandissima maggioranza dei soci dell’Ana, poi, a causa della sospensione della leva nel 2004, oggi ha almeno 38 anni: quindi persone molto più giovani difficilmente sono autentici alpini.
L’Associazione Nazionale Alpini, per quello che le penne nere sono e rappresentano, ritiene quindi ingeneroso e ingiustificato veicolare un messaggio che associa la figura dell’alpino a quegli episodi di maleducazione. Gli alpini in congedo sono quelli che hanno scritto e continuano a scrivere pagine intense di sacrificio, amore e solidarietà, come testimoniano ad esempio i 5,4 milioni di ore di lavoro volontario prestate in un anno durante l’emergenza Covid, e che si impegnano a trasmettere i loro valori ai giovani, così come accade nei Campi scuola, che anche quest’anno saranno organizzati in tutta Italia per ragazze e ragazzi dai 16 ai 25 anni.

Ed ecco liquidata la faccenda.

 

 

(10 maggio 2022)

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