Dai neofascisti di Forza Nuova un’espulsione per “vergogna omosessuale”… Obsoleti

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di Giancarlo Grassi #ForzaNuova twitter@rimininewsgaia #Politica

 

Non solo ridicoli e costituzionalmente irrispettosi, ma anche obsoleti, oltre che omofobi, e quest’ultima non è una novità. E’ riassumibile nella triste storiella che segue la trista vicenda di Forza Nuova sull’orlo di una crisi di nervi dopo che una serie di contestate espulsioni e purghe ne mettono in forse addirittura l’unità, con scissioni a valanga e contestazioni ai due capi storici accusati di essere “inadeguatI” – che è un po’ il destino dei capi assoluti. Poi la gente si rompe.

A dare la stura è stata l’espulsione di un noto e popolare dirigente riminese del movimentucolo neofascista, tal M.O., perché omosessuale o avvezzo alle storie gay che dir si voglia o per “gravi motivi di indegnità” – ché ai maschioni piace il linguaggio virile e tardomussoliniano. Insomma il linguaggio da regime esoprattutto tardo.

Insomma a provocare il brutale allontanamento del dirigente riminese non è stata l’infedeltà alla linea, non lo scarso attivismo e nemmeno il sospetto di deviazionismo ideologico. L’uomo si sarebbe macchiato della colpa di vivere “un amore gay”. Orrore, sgomento, disperazione e vergogna scuotono le fndamenta del movimento neofascista e scatta la rappresaglia espulsiva.

La faccenda è raccontata da Linkiesta

I fatti risalgono al 2016, sono legati alle accuse social di una militante, poi querelata per diffamazione, e chissà cosa è successo nel frattempo al povero M.O., che risulta tra i più assertivi militanti no-gay del gruppo. Uno, per dire, che manifestava col cartello “Matrimoni gay – Funerali d’Italia” e che finì indagato per aver sfilato con bara e pennacchi funebri in occasione di una delle prime unioni civili celebrate dal Comune di Cesena.

Si capisce che l’aver utilizzato, quattro anni dopo, il dossier scandalistico messo insieme su quel caso per motivare la cacciata abbia scaldato gli animi. Con M.O. è stata fatta fuori pure la coordinatrice romagnola, accusata di scarsa sorveglianza sugli affari di cuore dei suoi sottoposti, e insomma: si sarebbe sopportato un processo per sedizione, eterodossia, disobbedienza ai vertici romani, ma questo no, non poteva passare. L’espulsione per gossip, pure nel mondo di ossessioni gerarchiche della fascisteria, è davvero troppo.

Così Forza Nuova ha passato il lockdown a registrare un infinito elenco di abbandoni locali. Ravenna, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini. Poi decine di sezioni in Basilicata, Puglia, Trentino Alto Adige, Lombardia…

Per calmare gli animi nacque così l’idea della disastrosa manifestazione romana dove è successo ciò che doveva succedere, si è mostrata la vera faccia di Forza Nuova e si è organizzato il flop politico più irriverente ed autolesionista degli ultimi decenni. Passeranno alla storia come i “quattro gatti per strada”. E saranno sempre più infuriati.

 

(15 giugno 2020)

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