di GdR
A qualche giorno dal lancio della petizione sul Salario Minimo, cominciano a fioccare le inevitabili polemiche: duecentomila firme sono false, anche centomila, firme false – secondo alcuni – per il motivo che un articolo di tuttonotizie.eu spiega con un’esperienza personale parlando del modo in cui il sito è costruito e riceve i dati:
Il sistema non effettua alcun tipo di controllo. Si limita ad accettare i dati inviati e basta. Non c’è bisogno dell’identità digitale. Non c’è bisogno di una posta elettronica certificata. Cosa significa tutto questo? Che una stessa persona può firmare infinite volte cambiando semplicemente l’indirizzo e-mail. Ho provato io stesso. Ho inserito due volte i miei dati personali, cambiando solamente l’indirizzo e-mail. La prima volta ho usato la mail personale e la seconda quella lavorativa. Incredibilmente, ho firmato due volte la petizione sul salario minimo. La domanda a questo punto sorge spontanea: quante persone reali si celano dietro gli esorbitanti numeri che la petizione sta raccogliendo?
Da qui al la raccolta firme è falsa, sventolato anche da un gruppo di persone che stimiamo per la loro ragionevolezza (uno sventolio che ci dispiace molto), e immediatamente ripreso da molte testate il passo è stato breve. Ebbene vi diamo una notizia: siamo assolutamente d’accordo con le critiche mosse alle modalità; ma c’è una cosa che non mente oltre all’indirizzo IP: ed è che, pregiudizio sul PD che fa le cose ad mentula canis, e possibilmente è bugiardo a parte, le firme potrebbero anche essere vere. E che si guardi sotto il tappeto di questa iniziativa senza avere scritto una parola, o pochissimo, sulla ridicola esposizione di cartelli con l’indicazione del prezzo della benzina con l’intento dichiarato di calmierare i mercati [sic] racconta il baratro dentro il quale il Paese si trova senza rendersene conto.
(17 agosto 2023)
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