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Schianto del Papeete su 500mila euro di presunta frode fiscale, meraviglie del post “pieni poteri”

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Matteo Salvini, leader della Lega (che NON E’ coinvolto nell’inchiesta) in una delle sue apparizioni al Papeete

di G.G. #Lopinione twitter@rimininewsgaia #Politica

 

Il tristemente noto Papeete, patria del leghismo salvinista schiantatosi dentro un mojito che rubò fama e allori, e soprattutto governi e desideri di pieni poteri, vive un altro momento di lutto dopo i fasti regalatigli dal tribuno urlatore che doveva vincere le elezioni e si è schiantato proprio dove doveva vincere. Dunque il Papeete è parte del giocherellone mondo leghista che, basti veder i fasti lombardi, sembra non volersi fare mancare niente? Lo dirà l’inchiesta.

Nel frattempo il Papeete di Milano Marittima torna agli onori della cronaca dopo l’infausto “Datemi pieni poteri“.

E’ stato il Gip del Tribunale di Ravenna, su richiesta della Procura, a disporre il sequestro preventivo di circa 500 mila euro alle due società che gestiscono il Papeete e Villa Papeete, società che vantano una significativa partecipazione, in pecunia, di Massimo Casanova, amichissimo di Salvini ed eletto dalla Lega all’Europarlamento nel 2019. Casanova non è coinvolto nella vicenda non essendo amministratore delle due società citate nell’indagine.

Insomma un certo mondo leghista che ruota intorno al leghismo sarebbe ricaduto nei viziucci leghisti della poca, o nessuna, chiarezza nella gestione del denaro: tutto parte, scrive Il Fatto Quotidiano che cita la stampa locale, dallo “sviluppo dell’inchiesta della Guardia di Finanza coordinata dai Pm Alessandro Mancini e Monica Gargiulo sulla Mib Service, società ravennate specializzata in consulenze nel settore ristorazione e intrattenimento già destinataria a metà giugno di analogo provvedimento per 5,8 milioni di euro, poi sensibilmente ridotto ad agosto in sede di riesame dal Tribunale di Ravenna che aveva però confermato l’ipotesi di associazione per delinquere tratteggiata dagli inquirenti per le tre persone al vertice societario”.

L’accusa è quella di avere ideato un sistema per frodare il fisco, del quale avrebbero beneficiato una serie di aziende in tutta la penisola. Ed è politicamente irrilevante, ma non dovrebbe esserlo elettoralmente, questo continuo struscio di certo mondo leghista con operazioni economico-finanziarie poco chiare, che coinvolgono aziende che vedono la partecipazione di esponenti leghisti – occupanti pro-tempore di seggi parlamentari in Italia o all’Unione Europea – coinvolti in vario modo nella campagna pro democrazia illiberale di ispirazione neo-putiniana fino ad ospitare la richiesta di pieni poteri del segretario Salvini finita come è noto.

Nel ridicolo. Affogata tra foglioline di menta e zucchero di canna.

 

(2 novembre 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 




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