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Cronaca di una giornata di sciopero generale divisa in quattro appuntamenti e soprattutto divisa

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di Mirko Saporita

Questa mattina dall’edificio universitario di Palazzo Nuovo in Torino è partito un piccolo corteo studentesco, corteo preparato ed annunciato nei giorni precedenti dagli stessi universitari i quali, avendo fatto rete con le altre realtà studentesche del paese hanno da mercoledì occupato l’edificio sede di diversi dipartimenti dell’Università degli Studi di Torino.

Nonostante l’appuntamento non avesse trovato da subito una vasta partecipazione, sempre più studenti e cittadini si sono poi uniti al gruppo in marcia fino alla prima tappa, la fermata metro XVIII dicembre, con l’intento di riunirsi al blocco degli studenti delle scuole superiori e ad alcuni rappresentanti sindacali e attivisti. Fra di essi erano lì presenti Friday for future a richiedere ancora una volta un cambio di rotta sostenibile e deciso dell’economia italiana, e la Confederazione Unitaria di base (CUB) a difesa della sanità italiana e della cura degli anziani. La marcia portava quindi con sé le voci non solo di protesta contro la disperata situazione attualmente in corso in Palestina, ma anche l’attuale contributo italiano ad essa, il mancato rifiuto della guerra, ma anzi l’appoggio del governo Meloni al presidente israeliano Netanyahu. Venerdì 17 novembre verrà quindi ricordata come la giornata di rivendicazione della giustizia sociale, del diritto al lavoro e l’opposizione alla riforma Valditara riguardante in particolare gli istituti tecnici italiani.

Riprendendo la marcia verso le ore 10, è continuato a crescere il flusso delle ormai centinaia di persone, le quali si sono spostate in Corso Vittorio Emanuele II dirette verso la stazione centrale di Torino Porta Nuova. La polizia in tenuta antisommossa si è fatta trovare pronta e schierata a difesa delle vie che portano alla sede di Confindustria, quest’ultima vicina al percorso programmato dai manifestanti e già protagonista della presa d’assalto avvenuta durante le manifestazioni dello scorso febbraio 2022.

Dopo aver deturpato le immagini dei due presidenti dell’asse italo-israeliano, è stata bloccata al corteo la strada che avrebbe condotto a Piazza Castello, dove altri manifestanti del settore metalmeccanico e i corrieri dei principali gruppi di spedizione erano in quel momento lì in sciopero. La polizia ha continuato la sua attività creando una barriera di mezzi blindati che hanno impedito più volte ai manifestanti di avanzare, fino a bloccarli temporaneamente da qualsiasi via diretta alla principale piazza di Torino.

Sebbene le tensioni motivate dal blocco fossero state inizialmente allentate dai continui cambi di rotta del corteo, alcuni scontri hanno comunque avuto luogo presso via Roma. Ciononostante è stato possibile per i partecipanti al corteo raggiungere la loro destinazione finale, dove è stato ricordato ancora una volta che l’occupazione di Palazzo Nuovo porterà nei prossimi giorni ad eventi di dialogo e collettivi fino all’effettivo contributo dell’Italia al raggiungimento degli obiettivi di pace e sicurezza per i palestinesi, obiettivi ancora troppo lontani dall’essere realizzati.

La cronaca cittadina si chiude qui, cittadina si fa per dire, perché probabile specchio di altre tensioni in altri luoghi.

 

(17 novembre 2023)

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