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Rapporto Emilia Romagna 2020. Il contrasto alla criminalità nell’anno del Covid.

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di Paolo Bonacini [1]
(Scrittore e Giornalista per CGIL Emilia Romagna. Collabora con ilfattoquotidiano.it)

La stagione del forte contrasto alla ‘ndrangheta calabrese, iniziata per l’opinione pubblica con i 116 arresti del 25 gennaio 2015 nell’ambito della operazione Aemilia, si è sviluppata negli anni successivi allargando il proprio raggio d’azione. La Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna e le Procure ordinarie hanno sviluppato indagini e portato a processo in Emilia Romagna organizzazioni criminali mafiose e non mafiose, in molti casi capaci di perseguire interessi comuni a scapito del territorio. Una intensa azione repressiva che la società civile e le istituzioni hanno accompagnato con diversi gradi di consapevolezza, ma che ha reso evidente la necessità di un’azione congiunta sui diversi piani: giudiziario, culturale, economico, politico, per la salvaguardia dei diritti individuali e collettivi della comunità.

Il 2020 che ci lasciamo alle spalle registra il culmine di questa pluriennale attività repressiva, con l’approdo ai Tribunali dell’azione investigativa che ha toccato tulle le province della regione. In parallelo la diffusione della pandemia ha reso evidente la fragilità del sistema carcerario italiano e generato tensioni sfociate anche nel dramma.


I – L’affollamento delle carceri
I due più importanti processi di mafia del 2020, per numero di imputati, sono stati l’appello di Aemilia e il primo grado (rito abbreviato) di Grimilde. Entrambi si sono svolti nell’aula bunker allestita presso la casa circondariale “Rocco D’amato” alla Dozza di Bologna.

Nel carcere bolognese, come nelle altre strutture detentive della regione e del Paese, in primavera il timore del virus e le misure di sicurezza adottate (tra cui la sospensione delle visite ai detenuti) hanno generato tensioni sfociate nelle rivolte di marzo il cui bilancio è stato pesante: incendi, devastazioni, evasioni, feriti e morti. Tredici le vittime in Italia, di cui otto provenienti dal carcere di Modena dove l’assalto all’infermeria ha consentito ai detenuti l’assunzione di oppiacei risultata poi letale.

La diffusione del virus ha inoltre prodotto numerose richieste, sia legittime che strumentali, di misure alternative alla detenzione in carcere, che hanno generato polemiche e interessato diversi imputati dei processi di mafia in Emilia Romagna (dove sono state tutte rigettate).

Gli attuali detenuti in Italia[2] sono 52.237.  Un anno fa, febbraio 2020, erano 61.230 (+15%)[3]. La pandemia ha contribuito a liberare posti, in particolare attraverso la misura alternativa della detenzione domiciliare. Da 19 marzo al 16 aprile 2020 il flusso in uscita dalle carceri dei detenuti è stato di 158 persone al giorno. La stampa nazionale ha diffuso nel maggio 2020 il dato di 376 boss di mafia e trafficanti di droga scarcerati e inviati ai domiciliari.

Le 10 strutture carcerarie della regione ospitano oggi[4] 3.132 detenuti, contro una disponibilità regolamentare di 2.727 posti. Il tasso di affollamento è dunque del 115% (115 detenuti ogni 100 posti disponibili). Meglio comunque di un anno fa, quando il tasso era del 137%, e leggermente meglio dell’attuale media italiana (120%). Anche in Emilia Romagna la liberazione di posti in carcere è avvenuta principalmente nel corso del 2020.

Nuovi e pesanti problemi, effetto della seconda ondata di Covid-19, si sono verificati nelle strutture carcerario dell’Emilia Romagna nei primi mesi del 2021[5]


TASSO DI SOFRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI IN ITALIA E IN REGIONE
Numero dei reclusi per ogni cento posti disponibili

II – I processi alla ‘ndrangheta
I processi più significativi celebrati nel 2020 in Emilia Romagna sono:

1)Appello Aemilia (ordinario e abbreviato); 2)Grimilde; 3)Processo Giovanardi e Safi/Bianchini; 4)Aemilia ‘92.

Complessivamente sono interessati circa 300 imputati, con beni sequestrati per diverse centinaia di milioni di euro.

Inchieste e relativi processi condotti da differenti DDA[6] in altre regioni hanno forti implicazioni riguardanti il nostro territorio. Quattro vicende sono particolarmente significative della forza e della competenza (criminale) esportate dalle famiglie mafiose delle nostre province: 6)Processo Camaleonte (Veneto); 7)Inchiesta Taurus (Veneto); 8)Processo Stige (Calabria); 9)Inchiesta Farmabusiness (Calabria).

Aemilia e Grimilde (Emilia Romagna)
Il secondo grado del processo di Reggio Emilia (Aemilia), con 120 imputati, è iniziato il 13 febbraio 2020 a Bologna e la Corte ha pronunciato la sentenza il 17 dicembre 2020. 93 le condanne, 27 le assoluzioni. 712 anni complessivi di reclusione.

In parallelo si è concluso il rito abbreviato scelto nel 2015 da 71 imputati. Le condanne definitive, dopo la sentenza di Cassazione dell’ottobre 2018 e alcune posizioni rinviate a nuovo Appello, sono ad oggi 55, con 300 anni complessivi di reclusione.

Il processo (Grimilde) alla cosca di ‘ndrangheta con base a Brescello (RE) è iniziato nel giugno 2019 e vede attualmente imputate 70 persone. Per 48 di loro è stata pronunciata la sentenza di primo grado nel rito abbreviato di Bologna. 40 le condanne, per 217 anni complessivi di reclusione. Il rito ordinario, oggi con 17 imputati[7], è iniziato a Reggio Emilia il 16 dicembre 2020.

Questi processi colpiscono la ‘ndrangheta crotonese che nei decenni si è resa autonoma dalla casa madre, cercando e in alcuni casi trovando sponde istituzionali e politiche, affinando la propria capacità di conquista dei mercati attraverso la falsa fatturazione, le società di comodo, lo sfruttamento del lavoro, le truffe fiscali.

Complessivamente nei tre processi 61 dei 67 imputati del reato più grave, il 416 bis (appartenenza ad organizzazione criminale di stampo mafioso), sono stati ritenuti colpevoli e condannati.


LE 20 CONDANNE PIÙ SEVERE
(Grimilde       Aemilia in giudicato       Aemilia appello)

Processo Giovanardi, Safi/Bianchini (Emilia Romagna)
È iniziato il 15 dicembre 2020 presso il Tribunale di Modena il processo per “Minacce a corpo politico, amministrativo e giudiziario dello Stato” che vede imputate 12 persone in due riti distinti. Da un lato l’ex senatore Carlo Giovanardi, dall’altro figure delle istituzioni (i funzionari della Prefettura di Modena Mario Ventura e Daniele Lambertucci, il funzionario dell’Agenzia delle Dogane Giuseppe Marco De Stavola), un avvocato, quattro sedicenti appartenenti ad “ambiti riservati dello Stato” che operavano per la ditta Safi srl di Milano, tre membri della famiglia Bianchini (imprenditori modenesi) già condannati in Aemilia.

La vicenda riguarda i tentativi di riammettere alla White List della prefettura modenese le aziende dei Bianchini escluse per rapporti con la ‘ndrangheta emiliana. L’allora esponente del Nuovo Centro Destra Giovanardi si prodigò per aiutare la famiglia, arrivando secondo l’accusa a minacciare rappresentanti della Prefettura modenese e figure di comando dei Carabinieri.

Nella prima udienza del processo sono state ammesse tra le Parti Civili la CGIL Emilia Romagna, la Camera del Lavoro di Modena e la Fillea/Cgil, sindacato di categoria dei lavoratori dell’edilizia. A più di due anni e mezzo dalle richieste di rinvio a giudizio, il rischio di prescrizione dei reati è concreto.


Processo Aemilia ’92 (Emilia Romagna)
Il 29 dicembre 2020 la Corte d’Assise di Reggio Emilia ha depositato le motivazioni della sentenza pronunciata il 2 ottobre in merito ai due omicidi di mafia commessi a Reggio Emilia (Nicola Vasapollo) e Brescello (Giuseppe Ruggiero) nel 1992. Imputati nel rito ordinario erano Nicolino Grande Aracri, Antonio Ciampà, Angelo Greco, Antonio Lerose. Una sola condanna (ergastolo) per Nicolino Grande Aracri, ritenuto mandante dell’omicidio Ruggiero. Gli altri imputati sono stati assolti “per non aver commesso il fatto”.

Questo nuovo processo scaturiva dalla dichiarazioni/confessioni del collaboratore Antonio Valerio, rese durante gli interrogatori di Aemilia, e da quelle del collaboratore storico Angelo Salvatore Cortese. La sentenza individua “contraddizioni macroscopiche” tra le loro versioni, che non consentono “di ricostruire processualmente, in maniera attendibile, il fatto storico”.

La Dda di Bologna ha già presentato ricorso in Appello. Nella richiesta firmata dal Pubblico Ministero del primo grado Beatrice Ronchi, si parla di mancata ed errata valutazione delle prove, di “errori, travisamenti e imprecisioni” della Corte.

Processo Camaleonte (Veneto)
Il 19 ottobre 2020 il GUP[8] di Venezia ha emesso la sentenza (116 anni complessivi di reclusione) riguardante i 32 imputati che hanno scelto il rito abbreviato (su 58) nel processo aperto dalle indagini della Dda veneta. Sotto accusa le infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle province di Padova, Vicenza, Venezia e Treviso, ma la maggior parte degli indagati (18) risiede a Reggio Emilia.  Nomi noti alle sentenze di Aemilia, a partire da Michele Bolognino (la pena più severa di Camaleonte: 13 anni e 4 mesi). L’associazione mafiosa è contestata anche al bolognese Mario Vulcano (13 anni e 11 mesi di condanna in Appello di Aemilia) che, dopo aver picchiato un imprenditore veneto, dice esplicitamente: “Io sto facendo il mafioso, qua”. Gli spostamenti di soldi funzionali a riciclare denaro passavano spesso per la monetizzazione attraverso gli uffici postali di Reggio e dell’Emilia[9].

Inchiesta Taurus (Veneto)
Il 3 luglio 2020 il GIP[10] di Venezia ha firmato un provvedimento che dispone l’arresto per 26 persone, 8 delle quali accusate di appartenenza alla ‘ndrangheta veneta di potenti famiglie originarie di Gioia Tauro. Gli indagati sono complessivamente 71, per reati commessi nel basso veronese. Anche in questa inchiesta sono indagati personaggi risiedenti a Reggio Emilia, che operavano in Veneto sulla base di accordi tra le cosche. Il gardesano Santo Tirotta, originario di Cutro, metteva a disposizione le proprie società per operazioni fittizie e riciclaggio di denaro proveniente in particolare dalla cosca emiliana. In un interrogatorio dichiara: “A Reggio Emilia i calabresi tutti facevano l’attività di falsa fatturazione, attività molto diffusa. Quelli del paese tutti fanno cosi, non lavora nessuno”.


Processo Stige (Calabria)
Il 18 gennaio 2021 è iniziato davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro il secondo grado (rito abbreviato) del processo che il 25 settembre 2019 aveva condannato 66 persone con oltre 600 anni complessivi di reclusione. Sotto accusa la cosca di ‘ndrangheta Farao Maincola, insediata a Cirò Marina (Crotone) e attiva anche in Emilia Romagna. Tra i personaggi eccellenti c’è l’imprenditore parmense Franco Gigliotti[11] (condannato a 10 anni di reclusione), titolare di numerose aziende operative nel settore dell’impiantistica alimentare; uomo di spicco dell’imprenditoria parmense. Scrive il Gup di Catanzaro nelle motivazioni della sentenza di primo grado: “Con la sua principale impresa, la Nuove Tecnologie, Gigliotti era imprenditore protetto e asservito al sodalizio”. I Farao Marincola sono inseriti nel sistema delle famiglie di ‘ndrangheta che compongono la cosiddetta “Provincia” di Crotone, il cui coordinatore e capo riconosciuto era Nicolino Grande Aracri. Alla condanna in Stige, per Gigliotti si è aggiunta, il 18 novembre 2020, la condanna a 6 anni e 4 mesi nel primo grado del processo Work In Progress, aperto da una inchiesta della Procura di Parma.  Anche in questo caso, benché non sia contemplata l’aggravante mafiosa, si tratta di una associazione a delinquere finalizzata alle truffe societarie e fiscali[12].

Inchiesta Farmabusiness (Calabria)
Il 17 novembre 2020 il Gip di Catanzaro ha firmato 19 delle 25 richieste di misure cautelari avanzata dalla Dda. L’inchiesta indaga gli affari illeciti della cosca Grande Aracri nella distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali, destinati a farmacie e parafarmacie. Cosca, dice l’ordinanza, “Pronta a sfruttare le situazioni di fragile legalità del territorio”, utilizzando il ramo famigliare operativo in Emilia Romagna. Due delle figure più importanti di Farmabusiness sono Salvatore Francesco Romano, 32enne arrestato a Reggio Emilia, e Salvatore Grande Aracri, 41enne che risiede a Brescello. Entrambi sono imputati anche in Grimilde dove Salvatore è stato condannato in primo grado a 20 anni di reclusione. Coinvolta in questa operazione una azienda emiliana dei Grande Aracri: la Viesse srls, utilizzata anche (atti di Grimilde) nel 2017 per lo sfruttamento di manodopera (caporalato) inviata da Brescello in cantieri edili del Belgio.

Farmabusiness ha portato agli arresti domiciliari Domenico Tallini, presidente del Consiglio Regionale della Calabria, impegnato a radunare le prime farmacie del consorzio dopo aver ricevuto in cambio nel 2014, secondo l’accusa, un pacchetto di voti nelle elezioni regionali (con 9939 preferenze fu il primo eletto del centro destra).

Farmabusiness e Grimilde mostrano la capacità della cosca Grande Aracri di cercare e trovare anche sponde politiche forti, autorevoli, in grado di aprire le porte e snellire le procedure. In Emilia Romagna il presidente del consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso di Fratelli d’Italia (condannato a 20 anni di reclusione nel primo grado di Grimilde), capace di intervenire sui bandi della Comunità Europea. In Calabria l’assessore al personale, poi presidente del consiglio regionale, Domenico Tallini, di Forza Italia.

 

III – Altri processi e inchieste
La regione Emilia Romagna è stata interessata nel 2020 da numerose altre indagini (e processi) non riconducibili ad attività di ‘ndrangheta ma di rilevante interesse e ricadute per la comunità di riferimento. Segnaliamo qui in estrema sintesi tre aree tematiche e le relative vicende giudiziarie:

1)Il caporalato in agricoltura

2)La diffusione endemica della falsa fatturazione

3)Altri sistemi criminali, mafiosi e non, insediati lungo l’asse della via Emilia.


Caporalato in agricoltura
Il 16 ottobre 2020 è stato presentato a Roma il V rapporto “Agromafie e caporalato” realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto in collaborazione con Flai/Cgil[13]. Emerge che l’esercito di donne e uomini al lavoro nei campi senza tutele e in condizioni di sfruttamento è cresciuto da 110mila a 180mila persone tra il 2018 e il 2020.  In Emilia Romagna il 3 dicembre 2020 il Tribunale di Forlì ha accolto la costituzione di Parte Civile di CGIL CISL e UIL Emilia Romagna, nel processo contro 4 “caporali” e 8 imprenditori agricoli che gestivano e sfruttavano 45 lavoratori pakistani trattati alla stregua di schiavi. Il fenomeno è particolarmente diffuso nelle province di Ravenna, Forlì/Cesena e Rimini[14]. 


La falsa fatturazione non-mafiosa
Due indagini delle Procure di Reggio Emilia e Parma hanno svelato tra il 2019 e il 2020 due complesse organizzazioni criminali che utilizzavano società cartiere alterando i mercati con l’abbattimento dei costi e l’affermazione nelle gare d’appalto. Work in Progress a Parma registra 36 indagati (6 condanne al termine del rito abbreviato il 18 novembre 2020) dediti a truffe societarie e fiscali per un volume d’affari di 60 milioni ed entrate tributarie evase per 12 milioni. Billions[15] a Reggio Emilia ha svelato nel 2020 una associazione criminale guidata da dieci persone, con cellule autonome operative in 14 regioni d’Italia e in paesi esteri, dedite alla falsa fatturazione. 201 indagati per movimentazioni di denaro superiori ai 250 milioni di euro con 24 milioni di evasione fiscale accertata. Erano utilizzate una cinquantina di società cartiere costruite ad hoc e risultano coinvolte anche rinomate imprese operanti sul territorio.

Dal clan di Secondigliano ai Carabinieri infedeli
Numerosi altri processi e indagini hanno interessato le province emiliano romagnole nel 2020. Segnaliamo tre vicende assai diverse per metodologia e organizzazione dell’azione criminale, ma egualmente preoccupanti per la capacità di personaggi privi di scrupoli di inserirsi nel tessuto locale con azioni e finalità illecite che non disdegnano il ricorso alla violenza.

La camorra in riviera
Il 9 dicembre 2020 il Gip di Bologna ha condannato in primo grado (con pene fino a un massimo di 20 anni di galera) i 10 imputati di una cosca autonoma, esponenti della Camorra di origini napoletane. Sono i protagonisti di una violenta guerra di mafia per il controllo del territorio romagnolo, il cui obbiettivo era imporre anche sulle rive dell’Adriatico il comando della cosiddetta “Alleanza di Secondigliano” a scapito dei vecchi camorristi insediati. Il Pubblico Ministero della Dda bolognese Marco Forte parla di azioni delittuose particolarmente cruente che comprendono “sequestro di persona, lesioni personali, estorsioni, minacce con armi da fuoco, rapina”. I dieci arrestati erano tutti liberi tra l’ottobre 2018 e l’ottobre 2019 quando “conquistarono il controllo del territorio” ai danni degli avversari attraverso efferate azioni di violenza (ossa rotte e volti sfigurati con tondini di ferro e mazze da baseball, mani frantumate col martello, ecc.). Nessuno tra le vittime ha presentato denuncia per le violenze subite: chiaro segno che la cosca esiste e fa paura.

Associazione a delinquere in Caserma a Piacenza
L’inchiesta della Procura di Piacenza chiamata “Odysseus” ha indagato 23 persone, tra cui dieci carabinieri e un militare della Guardia di Finanza, con accuse che vanno dal traffico di stupefacenti alla ricettazione, dall’estorsione alla tortura, dall’abuso d’ufficio alla truffa ai danni dello Stato. Reati commessi tra febbraio e luglio 2020, in pieno lockdown. Il cuore di questo gruppo criminale si trovava nella caserma dei Carabinieri di Piacenza Levante, dove sette militari degli otto in servizio sono finiti agli arresti o sotto inchiesta. Sono stati sequestrati oltre tre chili di droga e documentati pestaggi e violenze nei confronti di extracomunitari. Scrive il Gip di Piacenza che applica le misure cautelari: “Non è stato semplice rendersi conto che dietro i volti sempre cordiali e sorridenti di presunti servitori dello Stato, incrociati più volte nei corridoi delle aule del Tribunale, potessero celarsi gli autori di reati gravissimi”.

I “ladri di legge” dalla Georgia all’Emilia
Nel febbraio 2021 si è conclusa con 62 misure cautelari una inchiesta della Squadra Mobile e della Procura di Reggio Emilia, che ha sgominato una banda di professionisti georgiani e ucraini specializzati nel campo dei furti in appartamento e nel riciclaggio della merce rubata. Uomini chiamati “Kanonieri K’urdi” (ladri di legge) tatuati con i simboli della storica mafia russa, che qui avevano una delle centrali operative di una organizzazione attiva in diversi paesi europei, dalla Francia alla Grecia, dalla Slovenia all’Ungheria e alla Spagna. In due occasioni, tra il 2012 e il 2017, erano riusciti a disarmare e avevano tentato di uccidere agenti di Polizia sulle loro tracce. Si tratta di una organizzazione strutturata in cellule e guidata da capi chiamati “Ladroni”. Ogni settimana da Reggio Emilia corrieri con la refurtiva partivano con destinazione Kiev e il Mar Nero. A gestire le operazioni di import export erano soggetti incensurati titolari di società e di rapporti di lavoro nella città emiliana. Sono stati recuperati oggetti di valore relativi a furti compiuti anche a Modena, Piacenza, Ravenna e Bologna. 36 indagati sono stati raggiunti all’estero da mandati internazionali di arresto eseguiti dalle forze di Polizia di Belgio, Grecia, Polonia e Ungheria.

IV – Oggi
La tabella sottostante riassume i dati relativi a queste e ad altre indagini significative (o processi giunti a sentenza) che hanno caratterizzato il 2020 in Emilia Romagna. Il simbolo  indica i processi nei quali CGIL Emilia Romagna (e/o Camere del Lavoro e/o singole categoria sindacali) si è costituita Parte Civile.

I dati sono la testimonianza concreta della evoluzione dei sistemi criminali e della loro capacità di sopravvivere all’azione di contrasto e di repressione che ha raggiunto livelli di efficienza e di successo elevati in regione. Come disse il collaboratore di giustizia Antonio Valerio nell’aula bunker di Reggio Emilia, in una delle ultime udienze del processo Aemilia: “Non illudetevi. Qui non è finito niente”.

 

NOME OPERAZIONE TIPOLOGIA

ASSOCIATIVA

AREA D’AZIONE ANNI DEI REATI INDAGATI PRINCIPALI 

REATI

VALORI INDICATIVI AGGRESSIONE LAVORO
1 AEMILIA ndrangheta Em. Romagna 2004/2018 220 416 bis ≈ 500 ml/€       
2 GRIMILDE ndrangheta RE/IT/Estero 2004/2019 82 416 bis lavoro ≈ 25 ml/€       
3 BILLIONS org. criminale comune Italia 2013/2018 201 falsa fatturazione ≈ 250 ml/€       
4 AEMILIA ’92 ndrangheta RE 1992 4 omicidi < 1 ml/€
5 WORK IN PROGRESS org. criminale comune PR/Estero 2015/2018 36 falsa fatturazione ≈ 60 ml/€       
6 CAMORRA RIMINESE camorra RM/Romagna 2018/2019 10 416 bis ≈ 3 ml/€
7 BAGNARA org. criminale comune RA/FC 2015/2018 12 caporalato ≈ 1 ml/€       
8 KANONIERI K’URDI mafia dell’Est RE/IT/Estero 2008/2020 68 furti e riciclaggio ≈ 3 ml/€
9 STIGE ndrangheta Calabria/PR 2006/2016 180 416 bis ≈ 50 ml/€       
10 DAUNIA org. criminale comune PR/Puglia 2016/2020 4 falsa fatturazione ≈ 30 ml/€       
11 OCTOPUS org. criminale comune RE 2007/2014 72 falsa fatturazione ≈ 32 ml/€
12 ODYSSEUS org. criminale FF. Ordine PC 2020 23 droga/truffe < 1 ml/€
13 PAGA GLOBALE org. criminale comune PR 2011/2016 26 falsa fatturazione ≈ 3 ml/€       

 

[1] Scrittore e Giornalista per CGIL Emilia Romagna. Collabora con ilfattoquotidiano.it.

[2] Al 4 gennaio 2021

[3] Si nota una forte tendenza alla crescita dei carcerati nei mesi successivi a gennaio 2021. Il carcere della Dozza, alla data del 15 marzo 2021, registrava 750 presenze a fronte di una capienza regolamentare di 492 ospiti. Nei mesi estivi del 2020, al termine del primo lockdown, il sovraffollamento era più contenuto: 674 presenze. (La Repubblica Bologna)

[4] Al 4 gennaio 2021

[5] Il 19 marzo 2021 FP CGIL (Funzione Pubblica) e FNS CISL (Federazione Nazionale Sicurezza) hanno denunciato la diffusione di nuovi casi positivi riscontrati in particolare nel penitenziario di Reggio Emilia, sia tra il personale dipendente della struttura che tra i carcerati. Il fenomeno ha assunto dimensioni allarmanti e di versa emergenza nelle settimane successive.

[6] Direzione Distrettuale Antimafia

[7] Nel corso delle prime udienze del 2021 la Corte ha deciso lo stralcio per competenza territoriale di alcune posizioni

[8] Giudice dell’Udienza Preliminare

[9] Vedi il successivo: I FOCUS di LAW – Anche 100mila euro al giorno

[10] Giudice per le Indagini Preliminari

[11] Vedi il successivo: LE STORIE di LAW – Parma, una provincia all’ombra dei sistemi criminali

[12] Vedi il successivo: I FOCUS di LAW – Anche 100mila euro al giorno

[13] La Flai è il sindacato di categoria che rappresenta i lavoratori agricoli e dell’industria di trasformazione alimentare.

[14] Vedi il successivo: LE STORIE di LAW – La rottura degli argini. Dal caporalato allo schiavismo

[15] Vedi il successivo: I FOCUS di LAW – Anche 100mila euro al giorno

 

Pubblichiamo integralmente  dal comunicato stampa CGIL ricevuto in redazione.

 

 

(7 giugno 2021)

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