di Giovanna Di Rosa #Referendum twitter@gaiaitaliacom #Politica
“Io Vuoto Sì”, disse Nicola Zingaretti, perché sono possibili, non certe, “ulteriori riforme nel post-referendum”. Il segretario piacione ha superato se stesso. Del resto non è che puoi far saltare in aria il governo. Zingaretti ha deciso che voterà sì in nome di possibili e non meglio precisate, né individuate nel tempo, coi necessari step, riforme istituzionali che dovranno accompagnare quella che hanno il coraggio di chiamare riforma, ma è un contentino a Luigi Di Maio. Dietro l’angolo le elezioni anticipate o un nuovo governo, e ciao ciao al referendum.
Lo sappiamo da decenni ormai: il referendum è uno straordinario strumento popolare con il quale la politica prende per il culo chi vota menandoli per il naso esattamente come meglio gli piaccia. La sensazione è che anche questa volta non sarà diversa dalle altre. Sarò antica, ma mi è sempre piaciuto guardare esattamente dentro il piatto in cui mangio e trovo ridicolo che questa classe politica di scappati di casa, al governo per pura convenienza (la loro convenienza), riesca a definire un’azione come il “Sì” a questo referendum che ha bisogno di solide riforme istituzionali per far funzionare il parlamento così come verrebbe composto con la riduzione dei suoi componenti, parli di “possibili” riforme in un tempo indefinito chiamato “post-referendum”.
La sensazione è che Zingaretti pensi di avere a che fare con dei cretini e trovo la sua affermazione un po’ offensiva per gli elettori che dovrebbero dargli una lezione. Dalle urne.
Personalmente, lo confesso esponendomi al pubblico ludibrio, non voterò “sì” a questo referendum ridicolo, che tale rimarrà comunque vadano le cose e anche nel caso a vincere siano i “no”, perché ridicola è la classe dirigente che lo ha proposto, volgarmente populista è il modo in cui è stato proposto e cazzate sono le ragioni che vengono addotte per legittimare questo loro giochino istituzionale che va nella direzione del “il parlamento non è più necessario” di cui delirava Casaleggio junior in uno dei suoi tanti interventi senza senso, ma molto minacciosi. Soprattutto quando sembrano innocui.
L’ultima ragione, che non è la meno importante, è la scelta di Nicola Zingaretti di appoggiare il “sì”, faccenda che mi spinge ulteriormente a pensare a questo PD come a un poltronificio il cui unico obbiettivo è il potere. Senza programmi, senza idee e con molti inciuci. Perfetto per l’alleanza con il M5S il cui unico scopo era aprire la scatoletta di tonno e gustarne il sapore il più a lungo possibile. Con tante condoglianze a chi c’è cascato.
(8 settembre 2020)
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