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Il consigliere di Forza Italia è un battutista e non lo sa. Cronaca di un intervento improbabile e leggerissimamente omofobo

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di Daniele Santi #Lopinione twitter@rimininewsgaia #NoOmofobia

 

Il consigliere comunale di Forza Italia Carlo Rufo Spina ha stupito il mondo politico con un incipit straordinario, purtroppo destinato alle cronache locali anziché alle platee mondiali che meriterebbe, che ha un solo difetto. Non dice nulla.

Anch’io sarò in piazza sabato 11 luglio per manifestare contro l’introduzione dello psicoreato dal sapore orwelliano che la sinistra giacobina vorrebbe introdurre attraverso il DDL Zan-Boldrini-Scalfarotto”.

L’incipit serve per colpire l’immaginazione – e non ci riesce. Così, rendendosi conto il Consigliere, passa subito a confermarne la presenza in piazza, del Consigliere, che parteciperà ad una manifestazione medievale dai toni inaccettabili, ma utilissimi ad uso di un elettorato credulone e pauroso forgiato da cinque lustri di incultura.

Parliamo della manifestazione nata morta dove saranno quattro gatti. Sempre i soliti.

Il consigliere è arrabbiatissimo e deve dimostrarlo ad ogni costo. Non calcola i rischi perché il partito a cui appartiene non è proprio il loculo utile a sproloqui su questioni sessuali e di moralità: sarebbe meglio andarci cauti, visti i trascorsi del Fondatore, che infatti al contrario del Consigliere, saggiamente tace.
Ma questi sono dettagli.

Continua quindi il Consigliere di Forza Italia.

Risulta inconcepibile come nel 2020 si tenti seriamente di introdurre un reato di pensiero, sfumato e del tutto interpretabile, che punisce, a seconda dei casi, con la reclusione fino a un anno e sei mesi e con la multa fino a 6.000 euro oppure con la reclusione da sei mesi a quattro anni non chi commette singoli atti di violenza oppure causa danni o azioni materiali contro qualcuno ma semplicemente chi “istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi collegati al genere e all’orientamento sessuale o all’identità di genere. Chi dice infatti cosa sarebbe un “atto di discriminazione” penalmente punibile? Il singolo? Le associazioni LGBT? oppure l’arbitrio del giudice? No perchè in teoria la pretesa punitiva dello stato si dovrebbe fondare sulla c.d. “determinatezza” della disposizione penale, che in questo caso manca: dovrebbe essere la legge a spiegare minuziosamente cosa si intenda come “atto di discriminazione”. E il DDL volutamente non lo spiega, lasciando come sempre l’arbitrio al Giudice (anche a costo di risultare incostituzionale)”.

E poi l’affondo. perché quando non si hanno argomenti ci si deve arrampicare sui presunti limiti della Legge – che al momento non ha nessun sospetto, nemmeno lontano, di incostituzionalità. Vogliamo tranquillizzare il Consigliere: non si fidi di noi, si informi alla Camera dei Deputati. Avrà addirittura lo straziante piacere di scoprire che dei cinque PDL che compongono la Legge Zan uno è a firma Forza Italia che dovrebbe essere il suo partito.
Fatto che dovrebbe consigliargli, in modo silente ma convincente, di smetterla di spararsi sulle gonadi.

Ma Cervantes non è esistito per nulla, anche se molto poco è riuscito ad insegnare, e quindi il Consigliere senza macchia e senza paura va avanti e parla di una proposta che è “una ridicola barzelletta confezionata solo per placare, alle spalle dei cittadini e dei diritti delle persone e dei minori, gli istinti primordiali delle associazioni LGBT organiche alla compagine governativa” – che talento! che scrittura!, disse il regista assistendo – “Nel dubbio infatti obbligherà chiunque ad evitare ogni discorso scomodo e potenzialmente divisivo, pena la possibilità di incorrere nel reato. Il nuovo pensiero unico determinerà che certi argomenti non potranno più far parte del dibattito pubblico, in quanto non potranno nemmeno essere “pensati”. In teoria il sottoscritto non potrà più affermare la propria contrarietà alla pratica abominevole e criminale della maternità surrogata...” e il resto potete leggerlo qui.

Al solito in mancanza di argomenti si ricorre alla narrazione personale, emotiva, più da emoticon in questo caso, ma è inutile sottilizzare.

Piacerà sapere al Consigliere a cui piacciono i toni forti e roboanti comuni a tutti coloro che argomenti non ne hanno, che anche questo scrivente è contrario alla maternità surrogata, ma non usa parole come “abominevole e criminale” perché di criminale non c’è nulla essendo all’estero la pratica della maternità surrogata regolata in modo ferreo da leggi precise. E basta poco per dimostrare la contrarietà ad un atto: non lo si pratica. In più in Italia la legge la vieta. Stupisce che il comunicato stampa non lo ricordi.

Certo i casi finto-pietistici del comunicato del Consigliere indignato che scrive incipit che non dicono nulla, vogliono suggerire una indignazione da bar sport la domenica mattina, assai fuori luogo, perfetta però per un mercatino domenicale frequentato da elettori anziani con problemi di udito e bassa scolarità. Che devono essere anche un po’ il suo elettorato.

Tuttavia c’è una svista, ad usum puellarum e ad uso dell’indignazione da palcoscenico, che si manifesta nel comunicato, e va al di là di questa nostra povera opinione: la Legge Zan della maternità surrogata non parla. Perché è un’estensione della Legge Mancino che il Consigliere senza macchia e senza paura dovrebbe conoscere. E visti i toni il condizionale è d’obbligo.

E alla maternità surrogata, cosa che il Consigliere degli incipit roboanti (vuoti come la sua propaganda) finge di non sapere, ricorrono molte più coppie eterosessuali che omosessuali. Delle quali Carlo Rufo Spina dimentica consapevolmente di parlare per evitare di dire che quella pratica “criminale e abominevole” riguarda anche la famiglia eterosessuale di cui si fa paladino. Ad uso elettorale. E della manifestazione dell’11 luglio.

Se poi il punto è la paura di non potere più usare nei confronti delle coppie lesbiche che hanno avuto figli le offese che si sono loro rivolte nelle ultime settimane, capiamo la preoccupazione. E siamo vicini al Consigliere con umanissima partecipazione.

Ed è in nome di questa umanissima partecipazione che gli consigliamo di evitare di chiudere il prossimo comunicato stampa con un “saremo in piazza sempre per affermare i nostri principi e la massima tutela dei diritti umani delle persone e dei bambini”, perché la forma corretta – oltre che molto più credibile – sarebbe stata “saremo in piazza sempre per affermare  la massima tutela dei diritti umani delle persone e dei bambini, che sono anche i nostri principi”. Democratici, tra l’altro, ma non ci si aspetta tanto.

Del resto la forma è sostanza. E già l’incipit era vuoto. Figuriamoci se non ci stava il finale infelice.

 

(9 luglio 2020)

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